Archive for Roses

Sincronicità /2 (ovvero: le ragazze adorano gli unicorni)

Sfrutto questo inaspettato momento di lucidità per cogliere anche questa similitudine (o citazione, forse) che mi ha colpita ieri sera, nel senso letterale del termine: Alice nel paese delle meraviglie mi è caduto in testa mentre risistemavo Borges per controllare il titolo del racconto che ho menzionato nel post precedente. L’altra fanciulla con leone e unicorno, invece, fa parte del ciclo della Dame à la licorne: sei arazzi esposti al Musée de Cluny a Parigi, dove li hanno valorizzati meravigliosamente dedicando loro un’intera sala, e visti dal vivo sono davvero misteriosi e affascinanti. Non so come mi siano venuti in mente. Forse ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male. [Zzz.]

Sincronicità

 Synchronicity is a word coined by the Swiss psychologist Carl Jung to describe the “temporally coincident occurrences of acausal events.”

[…] It differs from coincidence in that synchronicity implies not just a happenstance, but an underlying pattern or dynamic that is being expressed through meaningful relationships or events.

Ecco perché, qualche anno fa, mi sono imbattuta in questo

mentre leggevo questi:

L’ultimo l’ho prestato, e non è mai tornato indietro (peccato mortale compiuto da una mia cara amica). Non ho il coraggio di ricomprarlo, tanto non lo rileggerò mai, e mai più sfoglierò i due libri rimasti: mi hanno fatto piangere come una fontana, cosa che non è da me e non mi si addice (ricordo distintamente un’immagine orribile: io, in treno, infagottata nel cappotto, che leggo con le lacrime che mi rigano le guance, mentre una signora seduta di fronte a me mi scruta con disgusto. Erano tempi bui, è vero, ma è comunque una scena indecorosa).

Sono i libri più terrificanti che abbia mai letto, e mi sconvolge l’idea che siano considerati letteratura per ragazzi: meravigliosamente concepiti e scritti, ma strazianti. Mentre li leggevo avevo la sensazione che non ci fosse più speranza al mondo. I due supersiti li ho nascosti in fondo ad uno scaffale, perché la loro sola presenza mi inquieta.

Anche il video di “Check the meaning” mi ha capovolto l’animo. Credo che il senso profondo sia lo stesso: il divino che irrompe nel quotidiano, non come luminosa epifania, ma come ineluttabile constatazione che i fondamenti stessi dell’universo stanno cadendo a pezzi (un uomo trova un angelo: ma è un angelo morto; e quando gli angeli cominciano a morire vuol dire che il mondo sta finendo). [Sensazioni simili le ho provate vedendo non so quale puntata di Neon Genesis Evangelion, quando un Eva si “sveglia” e gli umani impotenti lo osservano divorare la carcassa dilaniata di un angelo. Ma in realtà tutto NGE parla di questo: il velo della realtà quotidiana che si squarcia per lasciar scorgere l’immenso buio che ci circonda. Il trascendente si rivela solo alla fine, quando né per Dio né per l’uomo c’è più speranza.]

Non so perché tutto questo mi sia venuto in mente in una giornata splendida (sole, fresco, casa vuota e silenziosa) come oggi. Non c’è motivo. Comunque presto uscirà il primo film tratto da “Queste oscure materie”, e so che andrò a vederlo e resterò angosciata per un po’. Angoscia catartica, spero.

[Alla sincronicità dovrei dedicare un po’ più di riflessione, è uno di quei bei concetti cosmici che mi piacciono tanto. Ho letto da qualche parte che Jung la definiva un'”esplosione di significato”, improvvisa e inaspettata. Anche lì, il velo che si squarcia; la grande mano di Dio che rompe la volta del cielo; il mondo tridimensionale che si dispiega in una quarta (e una quinta, e una sesta…) dimensione. Affascinante. Affascinante e terrificante. Più che altro terrificante. Brrrr.]

Life’s a bitch… but not now

Se mai qualcuno si stesse chiedendo cos’è vita… beh, questa è vita. Sono seduta al mio vecchissimo tavolo da giardino bianco, di quelli a doghe che si scrostano al primo sbalzo di temperatura. Questo in particolare è stato riverniciato più volte, così ha una superficie rugosa e irregolare, spessa di mani e mani di pittura e bolle e ringonfiamenti. Ho trovato una prolunga e una spina adatte nel capanno delle cianfrusaglie di mio papà, così ho potuto collegare il portatile alla presa elettrica del terrazzo, del vecchio tipo a due buchi. Il termomentro segna 29 gradi: mi sembra un’esagerazione, ma in effetti sono in costume e pantaloni della tuta. Ho anche su gli occhiali da sole, ma lo schermo è comunque troppo lucido e per vedere qulcosa devo strizzare gli occhi.

Sto per mettermi a lavorare sul libro, e sarebbe anche l’ora visto che sono le undici del mattino, e sono in piedi dalle otto meno un quarto; ma ho cazzeggiato molto e ho anche fatto un po’ di cose casalinghe, e non mi sento neppure tanto in colpa. iTunes ha deciso che devo ascoltare If you’re feeling sinister dei Belle and Sebastian; non avrebbe potuto scegliere brano più adatto: oggi è tutto silenzio e cantare di uccellini e se penso che sono in centro città mi sento felice e fortunata.

La primavera è scoppiata dappertutto. Ieri per strada avevo nelle narici l’odore dei glicini. Oggi c’è una brezza quasi impercettibile che a tratti solletica la pelle e si porta via un po’ di caldo… e porta un lieve aroma di salsedine, o forse sono io che ora avrei voglia di camminare sugli scogli senza scarpe, sentire il bagnato sotto i piedi e allargare le braccia per tenermi in equilibrio. I miei gatti si rotolano al sole ammiccando con gli occhi dragheschi. Adesso scrivo per un po’, poi mi rotolerò anch’io.

Sono sicura che andrà tutto bene, tutto quanto.

Se questo è un incipit

Tanto per elevare un po' il tono 🙂

April is the cruellest month, breeding

Lilacs out of the dead land, mixing

Memory and desire, stirring

Dull roots with spring rain.