Archive for March, 2006

Ode alla signora V.

Alla signora stupida di stamattina:
1) Le uova di Pasqua NON si fasciano, mai.
2) Se vuoi che ti faccia consegnare qualcosa, dimmi almeno dove lo devo consegnare, cazzo!
3) Se c'è già lo sconto, NON si fanno altri sconti.
4) Ok, se proprio devo il bigliettino te lo scrivo io, ma ho intenzione di scriverci "Da quella faccia di merda della signora V."

Dirò solo questo…

wow

La VERA storia italiana?!

 personaggio camuffato

Ieri è arrivato a casa mia un simpatico volumetto il cui titolo vedete raffigurato qui in alto. [Siccome in copertina figura un noto personaggio della vita pubblica italiana, la sua immagine è stata abilmente camuffata.] Non era indirizzato a me, ma ad un altro membro della mia famiglia che si sospetta elargisca il suo voto ad una certa area politica che non nominerò, ma che ha una certa attinenza col personaggio in copertina.
Beh, io voglio dire pubblicamente GRAZIE a quest'uomo che stamattina, quando per la prima volta ho sfogliato il volumetto mentre facevo colazione alle sei di mattina (storia lunga…), mi ha cambiato l'umore da nero ad azzurro: è comicità pura! Entertainment! Una gag sopra l'altra! Se non si trattasse palesemente di un bieco tentativo revisionista, tipico di quei regimi totalitari che sono usi bollire bambini e usarli come fertilizzante, sarebbe meglio di Zelig, e basta.
Invece è patetico, irritante e molto pericoloso.
Però fa tanto ridere 🙂

in treno # 1

Scrivo in treno, per la prima volta. E' una giornata orribile, grigia e piovosa, e il mio treno ha già malignamente accumulato più di 20 minuti di ritardo. Le dita sulla tastiera producono un rumore piacevolmente ovattato, e anche la sensazione tattile non sarebbe male, se non fosse per la precaria stabilità data dalla continua oscillazione del notebook sulle gambe. Perché, ovviamente, non c'è tavolino: sono in prima classe su un Intercity; ma è un Intercity normale, non un Intercity plus, e quindi non ci sono né tavolini né prese di corrente né nient'altro.
La scomodità, però, mi fa sentire più eroica; come una giornalista di guerra o una reporter di viaggi. E poi, finalmente mi sembra di aver fornito di senso questo costosissimo regalo di laurea.
Oggi sto pensando a molte cose. [E' difficile focalizzare con questo continuo beccheggio della tastiera, destra, sinistra, destra, sinistra, ma d'altra parte non posso proprio fare a meno di scrivere con le gambe accavallate, un po' perché è molto più elegante, e un po' perché mi scappa veramente tanta pipì.]
[Ecco, fatto, pausa pipì terminata. Non potevo proprio resistere. Mi deconcentrava. Avevo anche una sensazione spiacevole di impellenza, che mi impediva di fare frasi più lunghe di una decina di parole. Il che, a ben vedere, avrebbe anche un suo lato positivo, considerato come scrivo prolissa e involuta. D'ora in poi cercherò di scrivere più spesso quando mi scappa la pipì.]
[Ci sarebbe anche la questione del correttore ortografico; l'ho disattivato perché quando scrivo di filologia romanza mi modifica astutamente una parola ogni tre. Chinaski mi capirebbe. Però ora produco ogni sorta di refusi, scrivo senza vocali o solo con vocali, inserisco arbitrariamente doppie e triple e ogni tanto qualche parola si inclina spontaneamente in un corsivo. C'è da dire che la tastiera del portatile è sorprendentemente docile e morbida ma è anche un po più piccola di quella alla quale sono abituata, e quindi le dita a volte incespicano in tasti imprevisti o slittano in scivolata su funzioni che non conoscevo nemmeno (oggi, ad esempio, ho imparato che il corsivo si fa con ctrl + i).]
Dicevo. Scrivevo, anzi. Oggi sto pensando a molte cose. [E non crediate che non mi renda conto che un present continuous in un caso di questo genere è quanto meno arbitrario. Lo so, ma è stile. Anzi, è (ctrl + i) cifra stlistica. E poi, avrò pure ventisette anni, ma sono ancora gggiovane.]
Sto pensando a molte cose e la maggior parte sono tristi, deprimenti. E non giovano la pioggia che lacrima striature oblique sui finestrini del treno, né le canzoni di Battisti che mio papà mi ha imposto mentre mi accompagnava in auto alla stazione; anzi, se fermo un attimo lo zampettio sulle lettere e cerco di isolare le sensazioni, una specie di bolla calda e pesante mi si gonfia nello stomaco, mi chiude il torace e mi incurva le spalle. Non è solo la gastrite (come avrete già pensato voi che mi conoscete bene), c'è anche un retrogusto amaro e dolciastro assieme che sa di sconfitta, di polvere e di primi capelli bianchi, di stivali troppo usati e di macchie sulla valigia, di polsini sporchi di caffè e di capelli arruffati dall'umidità. Sa della malinconia patetica di ventisette anni buttati in giravolte su me stessa, balzi e guizzi e salti mortali, cadute rovinose e mani sbucciate, raggomitolamenti pensierosi. Beninteso, senza arrivare mai da nessuna parte. Ma mi avrete capita? Mi sarò fatta capire? Non credo. Sarà meglio partire da

I FATTI
[continua]

October

October
and the trees are stripped bare
of all they wear
what do i care?


???? Ma non doveva essere fine marzo???? E la primavera? E il sole? E gli uccellini cinguettanti? E le timide primule? E le pallide tamerici?
Che schifo. Tanto vale chiudersi in casa e dedicarsi alla lettura francoveneta, non si sa mai che il mondo si accorga del mio [incompreso] talento filologico.
Navigo in una sorta di soporoso stupore, improduttiva, e mi lascio scuotere solo dagli istinti primari (fame, sete, pipì). Ma non si era detto che non avrei più sprecato tempo?
Siccome scripta manent e verba, invece, si pronunciano in un istinto di gioia solitario e poi chi s'è visto s'è visto, lo scrivo [notaio, prenda nota]: entro il 16 giugno (non so perché questa data, ma se mi ispira così tanto un recondito motivo subliminale ci sarà) ho intenzione di concludere qualcosa di significativo per la mia esistenza. Non so ancora a che livello precisamente, ma per i dettagli c'è tempo. Intanto il contratto è siglato.
Distinti saluti.

prima o poi doveva succedere

I have heard many years of telling,

And many years should see some change.

The ball I threw while playing in the park

Has not yet reached the ground.

[Dylan Thomas, "Should lanterns shine"]

Prima o poi doveva succedere. E così è successo: anch'io ho aperto un blog, per la gioia di grandi e piccini, per il sollazzo del mio ego già sufficientemente ipertrofico e per venire incontro alle pressanti richieste dei miei lettori immaginari.
Sento già un preoccupante odore di brutta figura, perché come al solito mi sono buttata in mezzo senza preparami adeguatamente: come si inizia un blog? Mi sarei dovuta documentare, visionare preventivamente qualche blog fra quelli più popolari o più trendy e imitarne le caratteristiche chiave, sottilmente, impercettibilmente, ma mantenendo un mio personalissimo stile… E invece nisba, parto con quest'apertura fiacca e desolante che sa già di mezzo fallimento, il che, a ben vedere, si addice abbastanza alla mia persona, alla mia personalità e anche a questo blog che fino a cinque minuti fa si sarebbe dovuto intitolare "Cose da fare prima dei trent'anni". [Ho cambiato titolo all'ultimo momento per non tagliare fuori a priori una certa fetta di potenziale pubblico, ovvero tutti gli ultratrentenni che, vuoi per invidia per la mia non-ancora-trentennità, vuoi perché ci sono già passati per i fatti loro (been there, done that), presumibilmente schiferebbero le mie paturnie tardoadolescenziali.]
Conto di continuare con più verve, ma esigo si tenga conto del fatto che ho sullo stomaco un pranzo a base di lasagne al forno con ragù e besciamella e una cena costituita da maccheroni al forno immersi in un solido magma di (oh yes! di nuovo) besciamella. Ergo, mi sento un tantino appesantita e non sono proprio in grado di sfoderare la prosa brillante che i miei lettori fittizi conoscono ed amano.
Pretendo una seconda chance.
Buonanotte.